La pensione è un furto

La pensione è un furto

Tonino D’Orazio 22 maggio 2015.
E’ scoppiata la disputa del pollaio, quello dei poveri. Quello dei 7 milioni, in stragrande maggioranza pensionati, in povertà assoluta, cioè senza sussistenza vitale. Il pollaio borghese, chiacchierato e amorale, si svolge nei salotti televisivi su quisquiglie caratteriali di dubbia sanità mentale e luoghi comuni dove nessuno deve dimostrare niente a nessuno.
Ci risiamo con le pensioni. Lavoro e pensioni sono il problema costante delle “riforme” dei fascisti neoliberisti di qualunque provenienza. Con l’affabulazione e i trucchi del prossimo furto. Tutto in nome catto-pietistico dei pensionati, poverini. Siamo nelle campagne mediatiche emozionali. E’ il solito derby, già utilizzato da Berlusconi e la destra a suo tempo, oggi rilanciato dal centro-“sinistra”, dei giovani contro i vecchi.
Gli operai non hanno finito di prendere ceffoni. Forse lo meritano anche. E’ il subdolo pensionato operaio che prendendo più di 1.000 euro al mese, (meno di 1.000 sono il 74% dei trattamenti) dopo una vita di contributi versati, che diventa l’affamatore e che ruba il futuro alle nuove generazioni. Non si rendono conto nemmeno che con quelle mille euro devono aiutare i figli, i nipoti disoccupati (quelli che, nel famigerato 43%, non lavorano), se non i pronipoti, visto l’allungamento della vita. Oltre ai normali ticket, non riescono più a fare nessuna visita specialistica per tutelare un minimo di salute qualitativa. Vuoi vedere che sono anche responsabili del disastro finanziario, sociale e culturale dell’Italia? Può darsi in parte, essendosi adeguati a qualunque cattiveria fatta loro dai politici e dai governi che hanno votato o che sono stati loro imposti. Inoltre c’è anche un po’ di recidiva costante.
E’ la più grande ironia e sfacciataggine del padronato italiano, al governo del paese da vent’anni ora con un fantoccio ora con un altro. Cioè quelli che hanno delocalizzato tutta l’industriosità italiana, che hanno rubato a più non posso e continuano tra malavita e politica, che hanno rivenduto beni che non appartenevano loro, che hanno spostato sedi fiscali per non pagare tasse facendole aumentare per i poveracci, quelli che nascondono soldi in paradisi fiscali (e non sono certamente i lavoratori), quelli che negli ultimi due anni hanno licenziato 350.000 lavoratrici perché incinte (ossimoro:poco produttive, ma feconde), cioè quelli che fanno mobbing proprio verso quei lavoratori che hanno fatto il mazzo per arricchirli, perché sempre del loro lavoro si sparla. Ora, sfiancati in pensione, sono ancora sottotorchio perché quelli pensano che stiano scialacquando e non soltanto mangiare per sopravvivere.
Gli si fanno i conti in tasca. Sicuramente i pensionati stanno avendo troppo dalla rendita dei loro versamenti. Anzi bisognerebbe trovare il modo di non pagare più quelli che vivono troppo a lungo, perché, a conti fatti, stanno ricevendo incredibilmente più di quanto versato. Fine della solidarietà, anzi fine dell’Inps ad itinere. Appare addirittura luminosa e progressista l’idea di versarsi i contributi ognuno per conto proprio, magari in banca. (Oh! Sempre presenti questi!), all’americana. Tanto la realtà è che la mia pensione non è cosa mia e che la quiescenza come diritto sia finita. Sono i padroni che si occupano della mia vita e della mia morte.
La tecnica per farci passare da scrocconi? Snocciolare cifre, percentuali e statistiche. E’ la vittoria dei numeri sulla vita degli uomini. E’ lo scorazzare caotico dei numeri, rimbalzanti e mai verificati, sulla pelle delle persone, affascinate o disinteressate. D’altronde la Troika di Bruxelles si esprime solo così (anzi da buoni banchieri, in percentuali) e fa testo e legge. Protestare? L’ideologia imposta e ribadita dai media in coro è ben più sottile: “la verità non esiste, essa è solo una questione di punti di vista”. Magari di algoritmi. Basta raccontarlo con tono serio alla cassiera del supermercato per non pagare.
E da quale pulpito viene la lezione? Da quelli che avranno, senza aver versato quasi nulla, migliaia di euro di “vitalizio”, ovviamente non rubati, per il poco lavoro svolto. Spesso solo alzare la mano, o premere un pulsante, anche senza una parola (c’è chi pensa per loro) per quattro anni. Da quelli che cazzeggiano tutti i giorni in televisione e nei “rivoluzionari” talkshow, ben attenti a che non si modifichi mai nulla per i loro ceti sociali di riferimento e i loro soldi. O dai quadri dirigenziali delle imprese private che dopo il fallimento della loro cassa pensionistica privata per gestione folle e presuntuosa, si rifanno sulle spalle dei lavoratori attivi per continuare una vergognosa speculazione. Ve lo immaginate una legge che dice, visto che all’Inps non avete versato nulla, non vi spetta nulla. Prendetevela, in tribunale, con la gestione fallimentare della vostra cassa privata. Finalmente tipico ed esemplare degli Stati Uniti. Lo stesso dicasi dei ferrotranvieri, degli elettrici e via dicendo, aspettando tra breve il bubbone dei medici. Tutta gente tranquilla che ha versato 10 per prendere 50. Diritto acquisito, tana libera tutti.
Ma c’è di peggio dal punto di vista istituzionale. Viene fuori la controprova che la Costituzione non serve più e che sta passando l’idea che una sentenza della Corte non è una sentenza vera, ma semplicemente un consiglio, una raccomandazione. E che alla fine sia il governo, o la troika di Bruxelles, a dover decidere se e in che misura attenersi alle decisioni della Corte Costituzionale, secondo il modello della monocrazia renziana o dei poteri forti sovrannazionali. Allora arriva il “bonus”, cioè una regalia, un obbligo giuridico trasformato in obolo, un trucco per non pagare. Eppure basta semplicemente comprare due caccia-bombardieri F-35 in meno. A quando la legge per inserire più amici possibili in una future Corte “riformata”? Che dice la banca internazionale J&P Morgan, tramite il guardiano Padoan, di questa abnorme democrazia?
E’ chiaro che intanto è la guerra di tutti contro tutti che continuamente viene alimentata. Il fatto è che ci stanno facendo “partecipare”, come nella cronaca nera e morbosa di taluni seguite trasmissioni, tutti sentenziando il “giusto” e qualcuno si scalda e si emoziona pure. Come possiamo essere arrivati a questo?

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